Polisca alterna due versanti di ricerca: uno lento, esplorativo ed intensamente e densamente poetico, che fa emergere, dalle pagine fonde e buie della psiche alla luce della memoria e della consapevolezza…….. dove il “segno” è chiave di comprensione e di penetrazione di attuazioni della potenzialità, della creatività compositiva, costruttiva, etica ed utopica dell’uomo, dell’artista; il secondo come rapida animazione dello spazio pittorico, della scena di accadimento, e scoperta, dentro, di un elemento che segnala ed esalta la direzione, una convergenza, il materializzarsi grafico di un attraversamentosuperamento del caos, del disordine energetico del ghirigoro che sembrava saturare lo spazio. Così Giuseppe Polisca ritrova senso, acquietamento, ordine esistenziali e ragione del suo fare pittura e grafica, recuperando spazi disegnati, facciate e spazi interni, di silenzio, vuoti in cui rintracciare la costruzione ideale, la dimora ideale, o “la

città ideale” (il cui riferimento è costante, prezioso tesoro della sua cultura visiva di urbinate).
Giorgio Segato